Il culto a San Jacopo ha plasmato il volto della città nei secoli. Con l’arrivo della reliquia il culto crebbe rapidamente, sostenuto e testimoniato da preghiere liturgiche, dalla concessione di indulgenze e benefici spirituali, dall’edificazione di una cappella in Cattedrale, dal pellegrinaggio ai resti del santo ma anche da “grazie” celesti e scelte più semplici, come la diffusione del nome Jacopo tra i pistoiesi.
San Jacopo ha trasformato la città di Pistoia in un importante centro di pellegrinaggi. Lo testimoniano numerosi monumenti: dall’architrave di Sant’Andrea, con il riferimento al viaggio nella scena dei Magi, alle formelle robbiane dell’Ospedale del Ceppo, dove il santo compare nella scena in cui è raffigurata l’opera di Misericordia “accogliere i pellegrini”. La sede dell’Opera di San Jacopo – l’ente dedicato a gestire l’accoglienza dei pellegrini — nell’Antico palazzo dei Vescovi testimonia l’attenzione ai pellegrinaggi e custodisce la memoria dantesca del furto di Vanni Fucci (canto XXV, vv. 1-16)
Presto il culto fu assorbito dal potere civile, al punto che San Zeno fu considerato il patrono della Chiesa pistoiese, in specie della Cattedrale e dei canonici, mentre Jacopo fu scelto come patrono della città. La sua festa liturgica, il 25 luglio, resta ancora oggi il momento in cui Pistoia, con i suoi poteri religiosi e civili, esprime un culto pubblico con preghiere, atti rituali come processioni e offerte di ceri, ma anche “cortei storici”, la giostra, i fuochi d’artificio e la partecipazione della cittadinanza e delle autorità alla messa solenne.