Pieve di Sant’Andrea
La chiesa di Sant’Andrea risale all’alto medioevo, quando era collocata appena fuori dalla prima cerchia di mura. Fin da allora è indicata come ‘pieve’, cioè dotata di fonte battesimale, e ricordata come «seconda per dignità soltanto alla Cattedrale».
L’aspetto attuale, che risente di influssi pisano lucchesi, è opera di Gruamonte, scultore e architetto che ha lasciato il proprio nome nell’architrave del portale maggiore dove è ricordato anche il fratello Adeodato. L’architrave, datato 1166, descrive l’arrivo dei Magi e l’offerta dei doni a Gesù Bambino. L’edificio riflette un desiderio di rinnovamento religioso cittadino successivo all’arrivo delle reliquie di San Giacomo apostolo (1144) e all’inserimento di Pistoia nelle vie di pellegrinaggio.
All’interno si trova il celebre pulpito di Giovanni Pisano, firmato e datato 1301. In chiesa sono conservati anche due crocifissi lignei dipinti a lui attribuiti, probabilmente scolpiti per l’uso processionale. Il catino absidale è stato affrescato all’inizio del ‘500 del pittore pistoiese Bernardino del Signoraccio, mentre dietro l’altare è collocata una croce dipinta che ritrae il Volto Santo di Lucca opera di Girolamo Scaglia. In fondo alla navata sinistra si conserva una tavola datata 1492 che raffigura l’affresco miracoloso conservato nella Basilica della Madonna dell’Umiltà, qui riprodotto a due anni di distanza dalla prodigiosa lacrimazione dell’effigie della Vergine. Il Martirio di Sant’Andrea è opera di Giovanni Battista Volponi (1531 circa).
Pulpito di Giovanni Pisano
L’artista si presenta
A lode del Dio trino il lavoro iniziato porto a fine nell’anno corrente 1301. Promotore dell’opera e donatore è il pievano Arnoldo, che possa sempre essere benedetto. Andrea di Vitello e anche Tino, figlio di Vitale, noto sotto tale nome, dei tesorieri sono i migliori. Scolpì Giovanni che non compì cose vane, figlio di Nicola, felice per la migliore maestria, che Pisa generò, dotto in ogni cosa mai vista.
Con questa iscrizione Giovanni Pisano firma il pulpito di Sant’Andrea, uno dei suoi massimi capolavori. L’opera, un mirabile intreccio di scultura e architettura, fu collocata nella posizione attuale attorno al 1619 quando fu spostato dalla sede originaria, più prossima al presbiterio e ricomposto con alcune modifiche.
La base del pulpito
Il pulpito è esagonale e poggia su una colonna centrale, circondata alla base da un leone alato, un’aquila e un grifone che si torcono per adattarsi alla forma della base stessa: essi rappresenterebbero la morte di Cristo, la resurrezione e il suo ritorno finale.
La fascia più bassa del pulpito, animata da figure allegoriche prevalentemente ferine preannuncia alcuni temi illustrati più sopra (la Chiesa “leonessa” che allatta i piccoli), il leone che azzanna un cavallo, simbolo della vittoria finale di Cristo sul maligno, l’uomo barbuto e schiacciato dal peso della colonna che potrebbe alludere all’uomo irredento dal peccato.
Tutta la storia in cinque atti
Nella zona intermedia troviamo descritta l’attesa del Salvatore e le profezie relative alla sua venuta; Sibille e profeti accompagnano le formelle con le scene delle storie di Cristo. Dalla nascita, che combina in realtà più momenti (Annunciazione, Annunciazione ai pastori, Primo bagno di Gesù bambino), all’Adorazione dei Magi (anche qui completata da ulteriori scene), dalla Strage degli innocenti, descritta con tutta la formella in una sintesi drammatica di cruda violenza. Poi c’è la scena della Crocifissione di Gesù, infine il Giudizio finale.
Attenzione agli spigoli
Scorrendo dalla destra dell’accesso le figure negli spigoli troviamo:
- Un diacono con turibolo, forse S. Stefano protomartire; Il Cristo mistico o Cristo apocalittico (Dal costato di Cristo scaturiscono dei tralci che alludono alla Chiesa. La figura è sovrastato dall’Etimasia, cioè dal trono coperto su cui posa la colomba dello Spirito Santo e pende la mano del Padre Eterno).
- La statua che separa l’Adorazione dei magi dalla Strage degli innocenti può essere identificata con Sant’Andrea, titolare della chiesa e in atto di benedire.
- Tra la strage degli innocenti e la Crocifissione di Cristo si trova il leggio composto dal Tetramorfo, cioè la raffigurazione simbolica dei quattro evangelisti.
- Tra la Crocifissione e il Giudizio Finale sono raffigurati Tre Apostoli (autori di lettere apostoliche: Paolo, Pietro, Giovanni).
- Chiude (e completa) la scena del Giudizio finale la raffigurazione degli angeli tubicini (angeli che suonano la tromba per destare dal sonno della morte).
Il Crocifisso di Ripalta
La peste e la grazia
Alla fine del Trecento infieriva in Toscana e a Pistoia una terribile pestilenza. L’epidemia fu accompagnata da un movimento penitenziale detto dei Bianchi, che invitata alla conversione e al pentimento attraverso processioni e pellegrinaggi. Il Crocifisso di Ripalta, scelto per la sua bellezza, fu portato in giro per le strade della città ma anche nei centri vicini per volontà del vescovo di Pistoia Andrea Franchi e ritenuto autore di molti miracoli.
Il crocifisso, opera di Giovanni Pisano ritenuta coeva al pulpito di Sant’Andrea (1301), era collocato nella Chiesa di Santa Maria a Ripalta. Qui è rimasto fino alla fine del Settecento, quando, per la soppressione della parrocchia fu portata nella chiesa di Sant’Andrea insieme all’edicola marmorea che lo custodiva. Oggi il crocifisso è in una teca sulla parete sinistra della chiesa, mentre nell’edicola è collocato un altro crocifisso, di dimensioni di poco più grandi, anch’esso opera di Giovanni Pisano o dei suoi collaboratori.