San Giovanni Fuorcivitas
Un’antica chiesa dedicata a San Giovanni e detta fuorcivitas (fuori della città) esisteva certamente prima del 1085, quando fu inclusa nella seconda cerchia di mura. La chiesa attuale fu riedificata nel 1170 ad opera di Gruamonte, autore anche dell’architrave scolpito con l’Ultima Cena. Alla metà del Trecento la chiesa fu ingrandita e allungata nella zona presbiterale, tuttavia la decorazione del paramento murario esterno fu completata in armonia con quella preesistente. L’interno è frutto di un ammodernamento avvenuto nel XVII secolo e di ripetuti interventi che hanno inteso ripristinare le forme romanico-gotiche.
La chiesa conserva un pulpito databile al 1270, opera di Fra’ Guglielmo, discepolo di Nicola Pisano. Tra i capolavori conservati in chiesa si distingue l’acquasantiera in marmo collocata al centro dell’aula, generalmente attribuita a Nicola Pisano attorno il 1270.
Tra i capolavori del Rinascimento si distingue il celebre gruppo della Visitazione di Luca della Robbia (1445).
L’acquasantiera
L’acqua e le virtù
Chi entra in chiesa si fa il segno della croce dopo aver attinto con le dita l’acqua benedetta. Un gesto che richiama il Battesimo, il momento in cui il credente è introdotto da una nuova vita in Cristo sorretta dalla grazia. La grazia, l’amore di Dio che raggiunge l’uomo, è qui significato dalle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) raffigurate come cariatidi coronate. L’uomo, rinnovato dal Battesimo, è quindi sorretto nella capacità di agire bene secondo le quattro virtù cardinali (Giustizia, Temperanza, Fortezza e Prudenza) scolpite sui lati del bacile.
Visitazione di Luca della Robbia
Un incontro che incanta
Il gruppo, realizzato in terracotta invetriata da Luca della Robbia attorno al 1445, presenta le figure in una dimensione di intimità purissima e dimessa, invitando alla preghiera e alla devozione, sull’esempio di Elisabetta inginocchiata e stupita.
Dal Vangelo di Luca (1,39-55)
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Il cantico di Maria. Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Pulpito di Fra’ Guglielmo
Dalla discesa nel mondo all’ascesa al Cielo
Il pulpito, databile attorno al 1270, presenta sul fianco sinistro:
- storie dell’infanzia di Cristo (Da sinistra in alto verso destra): Annunciazione, Visitazione, Natività e l’Adorazione dei Magi;
Sul fronte storie della Passione di Cristo (Da sinistra in alto verso destra): Lavanda dei Piedi (narrata nel Vangelo di Giovanni Evangelista, titolare della Chiesa), Crocifissione di Cristo, Compianto su Cristo morto, Discesa agli inferi del Risorto.
Nel fianco destro (da sinistra in alto verso destra):
- Pentecoste, Assunzione della Vergine Maria, Ascensione al Cielo di Gesù.
Il pulpito ha tre leggii: quello di sinistra è accompagnato dal Cristo nella mandorla tra angeli e sotto tre figure maschili (San Paolo apostolo, Tito e Timoteo), quello al Centro è decorato con il Tetramorfo (le quattro figure che alludono ai 4 evangelisti), quello a destra tre figure identificabili con gli altri autori delle lettere cattoliche (Giovanni Evangelista, Pietro, Giacomo).
L’autore del pulpito, Guglielmo, era allievo di Nicola Pisano, ma anche frate domenicano. Del maestro ripropone lo stile, anche se manca la fantasia compositiva, la sintesi di genio e la qualità di Nicola. Come Nicola, però, anche Guglielmo raffigura i personaggi ispirandosi alle antichità romane, come se avesse davanti agli occhi antichi sarcofagi o rilievi. Matrone romane, satiri, figure di ignudi, popolano le formelle del pulpito.